30 anni fa debuttava la seconda generazione di Opel Omega. Sofisticate motorizzazioni e una speciale attenzione per la sicurezza. Prendeva il posto della prima generazione di Omega e della ammiraglia Senator.
Tutta la qualità e la tecnologia delle automobili alto-di-gamma di marchi premium a prezzi di listino alla portata di molti. Questa, in sintesi, era trenta anni fa la seconda generazione di Opel Omega che nella Primavera del 1994 debuttava sui principali mercati europei con carrozzeria berlina 4 porte e station wagon.
Quando, otto anni prima, la Casa tedesca aveva abbandonato la Rekord per proporre la prima generazione di Opel Omega, non aveva cambiato solo il nome del suo modello di classe superiore, ma compiuto anche un importante rinnovamento della sua immagine che assumeva una connotazione molto più dinamica. Se la linea della prima serie Omega era un’evidente espressione di questa inversione di tendenza – che tra le altre cose era valsa alla Casa tedesca il secondo premio Auto dell’Anno nel giro di tre anni – una serie di sofisticate motorizzazioni benzina e turbodiesel di 2.000 e 3.000 cc e una speciale attenzione per la dotazione di sicurezza caratterizzavano invece la seconda serie. Tra le prime spiccavano un 6 cilindri in linea, un 2.000 ad iniezione diretta di gasolio, un 3.000-V6 a benzina. Per quanto riguarda invece la sicurezza passiva Opel Omega-B era dotata di serie (fatto all’epoca ancora abbastanza raro) di ABS, di doppio airbag lato guida e lato passeggero e di barre anti-intrusione nelle porte.
Il progetto P2800 relativo alla seconda generazione della Omega era partito tra la fine del 1989 e l’inizio del 1990 con l’idea di sostituire contemporaneamente sia la prima generazione di Omega che la seconda di Senator. Per contenere i costi di progettazione e di produzione Opel decise utilizzare la piattaforma della precedente Omega-A 3000 24V che presentava tarature della telaistica in grado di assicurare un comportamento su strada particolarmente sicuro. Per questo si puntò anche su una dotazione di sicurezza particolarmente moderna e completa. I collaudi su strada dei primi esemplari iniziarono nel Luglio 1992. Un anno e mezzo dopo Opel Omega-B fu presentata in anteprima mondiale al Salone di Ginevra e qualche settimana dopo il 29 Aprile 1994 partì la produzione nello stabilimento di Russelsheim.
La seconda generazione di Opel Omega era 10 centimetri più lunga della precedente, rispetto alla quale era esteticamente rinnovata con linee più morbide ed affusolate. L’avanzamento del parabrezza e il riposizionamento dei sedili avevano inoltre permesso di aumentare lo spazio all’interno dell’abitacolo. La qualità delle finiture e dei materiali utilizzati per plancia, pannelli porta, volante, sedili trasmetteva una piacevole sensazione di comfort e di raffinatezza all’interno dell’abitacolo.
Sul piano tecnico, un’importante novità introdotta era rappresentava dal debutto dei nuovi motori Opel ECOTEC (Economy Consumption Optimization Technology) ed in particolare del 4 cilindri 2 litri benzina a 16 valvole da 136 CV (100 kW), che riduceva del 48% le emissioni inquinanti rispetto al precedente 2.000, e dei due ECOTEC V6 bialbero di 2,5 e 3,0 litri, rispettivamente da 170 CV (127 kW) e 211 CV (157 kW). L’offerta era completata da un 2.500 turbodiesel da 131 CV (98 kW). Tre anni dopo, nel 1997, la gamma si arricchì di 2.000 turbodiesel a iniezione diretta progettato e realizzato da Opel che erogava una potenza di 101 CV (74 kW).
Nell’Agosto 1999 fu presentato un primo restyling che prevedeva numerosi aggiornamenti estetici come nuovi gruppi ottici anteriori, cofano solcato da due nervature longitudinali, paraurti in tinta, coda caratterizzata da nuovi gruppi ottici meno tondeggianti, modanature laterali anch’esse in tinta. I motori 2.000 a benzina furono sostituiti da un nuovo propulsore 2.200 a 16 valvole da 144 CV (107 kW) che si proponeva come motorizzazione di ingresso.
La produzione della Omega terminò alla fine del 2003 senza che fosse stata nel frattempo progettata una nuova ammiraglia in grado di raccoglierne l’eredità. D’altra parte, la versione station wagon della terza generazione di Opel Vectra aveva dimensioni più simili a quella della Omega e rappresentò la base per la successiva Opel Signum.
Nel 2008 il vuoto lasciato da Opel Omega fu pressochè colmato con l’arrivo di Opel Insignia, che se da un lato sostituiva Vectra, dall’altro aveva dimensioni ed ambizioni decisamente superiori proprio per porsi come via di mezzo tra la Vectra e a quella che era stata l’Omega.
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